PILLOLA 6 – DALL’AMORE ALLA GIOIA
Mercoledì 7 Luglio 2021 – Laude XXXVI “Anema che desideri d’andare a paradiso”
In questa ricerca dell’incontro con Cristo Jacopone capisce di dover praticare le regole definite dalla Sapienza millennaria della Chiesa: sono le tre virtù teologali: Fede Speranza e Carità,; e le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. Jacopone si entusiasma e scrive la laude XXXVI (“Anema che desideri d’andare a paradiso”) in cui elenca, definisce e canta le virtù che ci portano a Dio. È un primo saggio illuminante di catechismo cattolico. Ma la parte forse più emozionante di questa laude è la seconda in cui Jacopone immagina che l’anima si presenti in paradiso vestita di tutte le virtù per esservi accolta dalle schiere beate dei santi, dei profeti, degli apostoli, dei dottori della Chiesa, dei martiri, dei confessori, delle vergini. E tutte le schiere beate la accolgono con un invito che si ripete come un motivo musicale, caratterizzando il ritmo e la melodia di questa laude. Il motivo è: « Vieni con nui, bellissema …»
Nel cuore di Jacopone risuona la parola di Gesù (Gio. 15, 11): «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»
Alma, puoi ch’èi ornata, vestita de vertute, Puoi che fedeletate en te è resplendente, Puoie che de speranza tu hai sì bello ornato, Puoi che de caritate tu porti el vestemento, Puoie che de prudenza tu porte l’ornatura, Puoie che vai ornata, anema, de forteza, Puoie che tu si ornata, alma, de temperanza, Puoie che de iustizia porte le suoi ornate, Anema, si tu pense ne lo gaudio beato, |
Anima, dopo che ti sarai ornata, vestita di virtù, Poiché in te splende la fede, Poiché di speranza hai un così bell’ornamento, Poiché tu porti la veste della carità, Poiché della prudenza tu porti l’ornamento, O anima, poiché sei adorna di fortezza, O anima, poiché sei ornata di temperanza, Poiché indossi l’ornamento della giustizia, Anima, se tu pensi a quel gaudio beato, |
Questa laude riempie il cuore di Jacopone di una gioia che non lo abbandonerà più: neanche nel dolore e nella umiliazione, neanche nella scomunica e nella prigionia, neanche nei momenti di deserto nei quali ha l’impressione di essere stato abbandonato da Dio. D’ora in avanti, apertamente o segretamente, la gioia accompagnerà ogni istante della vita di Jacopone. Infine, questa gioia illuminerà gli ultimi anni della sua vita nella pace di Collazzone che sono anche gli anni delle grandi laudi dell’estasi mistica.
È veramente incredibile che un critico italiano abbia scritto che “l’idea che Jacopone ha della vita e dell’umanità trabocca di pessimismo” ed anche che “la verità ultima della dimensione mistica di Jacopone è un profondo stato di angoscia”. È un pregiudizio doloroso e deludente, che rovescia la realtà.
Pensiero secondo
Ogni volta che leggo questa laude e ripeto questo motivo ritmante della poesia “Vieni con nui, bellissema…”, mi viene in mente una poesia di Federico Garcia Lorca (1898.1936) che si intitola “Arbolè, arbolè” in cui una ragazza bellissima sta raccogliendo le olive. Passano giovani cavalieri, con vesti d’azzurro e verde; passano giovani toreri con vesti color arancia e spade d’argento; passa un giovane che porta rose e mirti di luna e tutti la invitano e la poesia viene ritmata dal loro invito: “vieni con noi, ragazza dal bel volto”. E mi domando se sia possibile che il genio della poesia abbia inventato lo stesso motivo con gli stessi ritmi in una poesia religiosa del ‘200 e in un’altra laicissima del ‘900, con effetti musicali ed emotivi quasi identici.